ContrOrdine | Report del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi del Lazio – 9 giugno 2025


ContrOrdine! 9 giugno 2025

In una seduta consiliare con l’ordine del giorno apparentemente blando, cominciano a venire fuori le cattive abitudini di AP.
La seduta comincia in maniera scoppiettante.
La prima questione l’abbiamo sollevata sulle comunicazioni circa il modo in cui sono state selezionate le candidature per il bonus di psiconcologia.
La presidente comunica che alcune candidature sono state respinte al mittente, con la richiesta di modificare il proprio cv rendendolo più affine al bando, oppure di ritirare la propria candidatura.
In realtà la questione l’avevamo sollevata informalmente noi di Alleanza nelle settimane precedenti il consiglio perché una iscritta ci aveva interpellati in quanto la sua candidatura rientrava nella fattispecie di queste rispedite al mittente, e voleva capire da noi cosa sapessimo della questione.

Abbiamo potuto prendere visione della lettera con cui la presidente respinge al mittente le candidature, e ne abbiamo riscontrato un tono inopportunamente perentorio. Un brano esemplificativo è il seguente: “In assenza di un aggiornamento del curriculum entro 7 giorni dalla presente o del ritiro dell’adesione, l’Ordine procederà ad escludere il tuo nominativo dall’elenco degli aderenti. Ricordiamo infine che l’adesione a iniziative professionali in assenza di requisiti adeguati può configurare una condotta non coerente con i principi di responsabilità e competenza richiamati dall’art. 5 del Codice Deontologico.”, con tanto di grassetto [Come a dire che l’ordine guarda ai propri iscritti con sospetto, paventando sanzioni per comportamenti pregiudizialmente attesi come menzogneri, alzando un indice minaccioso a ricordare che bisogna dire sempre la verità altrimenti si va all’inferno. Ma perché si presuppone che un proprio iscritto menta? Perché lo si affronta con indice inquisitorio? A cosa è dovuto questa sensazione neanche troppo impalpabile di diffidenza, di presunzione di colpevolezza, di persecutorietà? Sarà mica rappresaglia?].

Noi non ne sapevamo nulla, per il semplice motivo che la selezione delle candidature per il bonus di psiconcologia non era mai passata in consiglio. Perciò ci siamo subito attivati presso gli uffici per capire chi faceva parte della commissione e quanto era stata nominata, e dagli uffici ci hanno risposto che non c’era una commissione ma che il lavoro di verifica dei requisiti lo stavano facendo gli uffici. Replichiamo che la lettera di riscontro negativo sulla candidatura era firmata dalla presidente, e quindi ci aspettavamo una commissione con la presidente dell’ordine. La risposta è stata che non c’era commissione.

La presidente, nelle comunicazioni, ritiene utile chiarire la questione ribadendo la versione che non era una selezione, e che si trattava di un lavoro svolto dagli uffici. Noi contestiamo che la lettera inviata ad alcuni candidati era proprio quella di una selezione (ti invitiamo a modificare un cv che al momento non appare idoneo o a ritirare la candidatura) e per questo chiediamo che il lavoro venga fatto da una commissione. La presidente risponde che ha delega, riferendosi al fatto che esiste nel regolamento una delega generica data al presidente per la gestione di questioni non meglio specificate.

Ribadiamo che si tratta di una delega di normale amministrazione, generica, e non scontatamente riferibile alla selezione di candidature. Chiediamo perciò la istituzione di una commissione. La replica è naturalmente che non c’è tempo perché la regione ha dato scadenze in tempi brevi. A questo punto chiediamo che sia esplicitamente data delega alla presidente sulla selezione di queste candidature e che si valuti, per la prossima occasione, di istituire una commissione apposita in modo da rendere le procedure di selezione trasparenti e competenti. Non si vede infatti come un ufficio amministrativo possa coadiuvare la presidente nella valutazione di cv che presentano percorsi formativi in ambito psicologico.

Sul punto della approvazione del verbale abbiamo il primo vero scontro della giornata.

La consigliera Bernardini di CEP dichiara che la nostra dichiarazione di voto della scorsa seduta (quando mettevamo in evidenza che a CEP erano stati accordati 6 propri referenti tra commissioni e ufficio istruttorio, mentre ad alleanza solo 2) non era stata in realtà fatta in consiglio. In altre parole, avevamo fatto mettere a verbale cose mai dette. Con forza e fermezza ribadiamo che quelle affermazioni le avevamo fatte perché su quelle affermazioni eravamo uscite dall’aula per non votare il presidente dell’ufficio istruttorio, a valle della votazione sulla sua composizione.

Interessante è stata la risposta della segretaria Poggini, la quale con candore, o con malizia, afferma di non essere sicura che noi quelle parole le avessimo dette in consiglio visto che la dichiarazione di voto, a suo dire, era stata inviata molto tempo dopo la seduta [il 16 maggio, ben 4 giorni dopo la seduta consiliare!! N.d.r.].

Le cose sono due: o la segretaria Poggini ha predisposto un verbale di cui non aveva piena contezza (ipotesi candore e sventatezza) oppure ha dichiarato il falso in consiglio per supportare la consigliera Bernardini (ipotesi malizia). In ogni caso non va bene. Il consiglio è un luogo istituzionale, democratico e vi siedono i rappresentanti di 26000 iscritti che certamente non avrebbero piacere di vedere il livello dello scambio così scadente.

Ma il punto è: perché? La nostra impressione è che qualcuno stesse cercando di salvarsi la faccia perché con la nostra dichiarazione emerge un rapporto armonioso oltre le attese tra AP e CEP, e si è tentata una manovra diversiva accusando l’altra (la vera?) opposizione, cioè Alleanza, di aver fatto mettere a verbale dichiarazioni mai fatte.

Seguendo l’ordine del giorno, abbiamo trattato un caso di materia deontologica.

In questo caso, non si sono salvati i supervisori, categoria che è stata espressamente chiamata in causa in un caso abbastanza semplice da inquadrare. Su questo punto Maria Luisa Manca ha fatto un intervento molto duro, richiamando i limiti delle materia su cui ci si può confrontare con i colleghi convocati a rispondere di questioni deontologiche, sottolineando che non solo non si può chiamare in causa la responsabilità di un supervisore, in quanto responsabile dell’intervento è il professionista, ma anche che l’intenzione della punizione deontologica straborda estendendosi fino a voler colpire i supervisori.
A cosa, o a chi, dobbiamo questo clima inquisitorio, ossessionato dal Maligno che lo si vuole nascosto nei dettagli potenzialmente di ogni azione professionale degli iscritti del Lazio?

Ultimo punto rilevante, molto sofferto, è stata la lettera della rete dei sanitari per Gaza messa in odg senza una particolare articolazione del motivo per cui era stata inclusa – abbiamo perciò immaginato che si chiedesse una posizione di adesione alla stessa.

Nei giorni antecedenti l’ultimo consiglio stava circolando la richiesta di adesione a una lettera della “rete dei sanitari per Gaza”, il cui contenuto è caratterizzato da toni decisamente politicizzati, ideologicamente schierati, con l’uso di termini o posizioni fortemente problematici, come è stato rilevato nelle discussioni politiche di questi mesi. Naturalmente, nulla da eccepire sul fatto che alcuni o molti individui si sentano a proprio agio nella sottoscrizione di un tale documento. Diverso è il fatto che un consiglio ordinistico, che per mandato istituzionale deve occuparsi di politica professionale, e non di politica tout-court, e che rappresenta e deve rispondere a una popolazione di circa 26000 iscritti certamente caratterizzata da molte differenze politiche e di sensibilità, ponga in approvazione un documento così poco equilibrato e per nulla attento al contributo che la psicologia può dare in situazioni simili.

Abbiamo sollevato obiezioni di metodo, che abbiamo fatto mettere a verbale, con la richiesta dello stralcio del punto dall’ordine del giorno:

  1. l’ordine è un ente che rappresenta circa 25.000 iscritti e ha come principale mandato istituzionale la tutela e lo sviluppo della professione.
  2. la “lettera aperta” è una richiesta di prendere una posizione politica su una tematica estremamente sensibile dal punto di vista dello scenario politico nazionale e internazionale, dove posizioni controverse si contrappongono. Quindi si chiede all’ordine di prendere una posizione politica
  3. la lettera non è firmata individualmente da un rappresentante della “rete sanitari per Gaza”. Di fatto non ha firma.
  4. La rete “sanitari per Gaza” è una rete informale di medici che hanno scelto di occuparsi della popolazione civile palestinese
  5. In quanto rete informale, essa non dispone di uno statuto, di un organigramma, di referenti ufficiali, quindi si chiede all’ordine di prendere una posizione ideologica, ma senza un chiaro quadro istituzionale del rapporto nel quale l’ordine si implica sottoscrivendo un appello.

 

Per completezza di quadro, va menzionato il fatto che anche l’altra componente di minoranza ha obiettato nel merito del testo, sottolineando che tale testo non conteneva alcun riferimento al contributo che la psicologia può dare in questi casi, e che ne rendeva pertanto inopportuna la sottoscrizione.

La lettera è stata approvata con i soli voti della maggioranza AP. E anche questa volta, il gruppo AP non ha perso l’occasione di cantare tutti in coro: “E qui comando io ….  🎶 E questa è casa mia ….  🎶 ”

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